Il futuro è nelle nostre mani ovvero la leggenda del Simurgh. Post di Gaetano Lanza.
Un poema persiano del XIII secolo, il Verbo degli Uccelli, narra la leggenda secondo la quale tutti gli Uccelli della terra decisero un giorno di andare in cerca del Simurg o Simurgh e dopo mille peripezie e ostacoli rimasero solo in trenta a cercare la leggendaria creatura. Tra l’altro la parola Simurgh in persiano significa proprio trenta. I trenta eroi, a pericoli scampati, si accorsero che nel frattempo si erano purificati e che il Simurgh erano loro stessi.
Miei cari amici, se andiamo in cerca anche noi del Simurgh per “la difesa e il rilancio della nostra specialità”, parole che ci riempiono tanto la bocca ma poco lo stomaco, dobbiamo sapere che il Simurgh siamo noi stessi e che quei trenta, saranno 300 o 3000, poco importa, quel che conta è che siamo noi se superiamo le difficoltà e le asprezze del viaggio. Non possono e non devono poter essere altri.
Quali sono per noi le asprezze del viaggio? L’elenco sarebbe lungo. Provo a modulare delle parole chiave. Registro, Linee Guida, Percorsi Condivisi, Commissioni, Istituzioni, Ministero, Regioni, Aziende, altre Società, Social Network, WEB, Formazione Giovanile e meno Giovanile, Informazione, Congressi, Eventi, Studi clinici, Gruppi di studio, Burocrazia e Amministrazione, Osservatori. Potrei andare avanti. Non sono optional. Sono generi di prima necessità, oggi. Senza queste parole che sono altrettanti programmi e commissioni di lavoro, siamo nulla e destinati all’estinzione in un mondo globalizzato e pieno di competitors.
Il nostro Simurgh é la nostra Società, siamo noi stessi.
Anche noi ci conteremo o si conteranno e sapremo o sapranno se saremo o saranno in 3 o 30 o 300 o 3000.